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Silenzio

gennaio 11, 2024

Da quando mi sono trasferita in campagna il silenzio mi accompagna. Difficilmente accendo la televisione, al più metto musica jazz strumentale su Spotify perché il silenzio, riempito solo dal fastidioso ronzio dell acufene, l’assenza di parole, persone, colloqui, interazioni e’ la musica e le note di questa mia vita attuale. Ho scritto di una donna Marta che si ritirava in campagna, questo molti anni fa, ma non sapevo che laura sarebbe diventata una Marta senza parole. Ho quadri in testa immagini, foto, tramonti, verde, ulivi, vigne ville e cascine, ma non ho parole.

Ho così tanti pensieri ricordi sogni che si rincorrono che giocano a nascondino che mi accompagnano dalla mattina alla sera che tutto il resto il fuori li disturba quasi

Forse sono solo alienata mi preparo alla pensione fisicamente e mentalmente o forse sono solo più vecchia

Oggi ho visto un post e una foto e come un viaggio nel tempo sono tornata a quel giugno 2008 con papà e mamma e quello sguardo che voleva parlarmi ma che io non ero pronta a ricambiare. Le parole sono sgorgate nel commento e ho capito che allora ancora non mi ero perdonata, accettata e capita.

Quanto tempo deve passare perché uno si accetti, accetti i propri non essere all’altezza, i propri dolori inflitti agli altri, le proprie mancanze. Accettare di essere imperfetti.

Parole, opere e omissioni.

Perdonarsi e’ difficile. Perché significa accettarsi.

In questi mesi di silenzio, di meditazione, di piccole uscite fino al panaio, in questa totale assenza degli altri (voluta o subita) faccio fatica a sentire quale delle mie vite ho lasciato, perduto, ignorato.

Torno al silenzio che mi culla con sicurezza e mi fa meno paura delle parole.

Nashville

gennaio 8, 2024

Il Film Nashville di Robert Altman, Mi ricordavo di averlo visto da ragazzina ( film uscito nel 1975) e ne avevo un vago ricordo .

Così l’ho cercato e l’ho affittato su Prime.

Un quadro dell’America con un’inquietante campagna populista presidenziale che ricorda i tempi attuali ..

In tutto il film non ci e’ una scena di sesso ma solo si vedono a letto e si vede di lontano un culo (di Carradine) e uno spogliarello che non fa vedere nulla.

In tutto il film non si vedono droghe eroina cocaina ma solo tante sigarette fumare ovunque forse uno spinello

Il quadro corale di una America traffichina maschilista e il sogno dei fans di inseguire le star ovunque

Un film con tante canzoni country

Jeff gold Blum giovane che guida una strana moto e non dice una parola

Una canzone .. I’m easy .. bellissima che uno la sente e torna la ragazzina quindicenne che non capiva nulla della vita o forse che capiva molto più di ora

L’America il Sud .. la ragazza strana.. che per giustificare il suo vestirsi da hippy lo zio dice .. viene dalla California ..

Perché la California e’ la terra del peccato e della trasgressione

Molte donne coprotagoniste

Non ci sono eroi non ci è un lieto fine

E la America di Trump di intravede nei suoi semi dei discorsi del candidato walker

Ci e’ un reduce dal Vietnam ma è solo un fan sfegatato che ha idolatrato la sua cantante che per lui e’ come una santa che gli ha salvato la vita

Ci e’ il pazzo il bravo ragazzo che non si sa perché tira fuori la pistola e spara alla famosa ( del resto Lennon e’ stato ucciso proprio così cinque anni dopo )

E la scena finale dello show must go on .. del popolo che se ne frega di tutto e di tutti e canta in vito una canzone come se niente fosse che dipinge la nostra società indifferente a tutti e tutti

Non ci e’ il buonismo di tanti film americani

Un bel film

Avevo bei gusti da ragazzina .. poi forse mi sono persa

Di quegli anni oltre a Nashville mi ricordo Tommy (film musicale del 1975 di Ken Russell con musica degli Who)

Altro film da rivedere presto.

Forse non ero una ragazzina normale, normale non sono mai stata.

Del resto ascoltavo più che altro il Rock.

Memories of 2023

dicembre 30, 2023

Che si pena ad arrivà a Natale

dicembre 23, 2023

Questo lo diceva la nonna nella verso ferragosto con una casa nuova e un servito di piatti col rigo d’oro si cambia ancora e quest’anno il cappone si coce davanti al camino della casa dei tramonti

L’albero e le lucine fuori e dentro illuminano questo nuovo se pur breve capitolo

Ho riletto il post dell’ anno scorso https://lepoesie1.wordpress.com/2022/12/23/christmas-traditions/

Mai avrei pensato allora anche se il desiderio ci era che quest anno saremmo stati in campagna

E comunque quest’anno è così riempiamolo di sorrisi e di luci

Di musichine.. e di buoni propositi ..

Matrimoni (La sala rossa)

ottobre 7, 2023

Era il 1995. La mamma era rimasta a casa con Greta piccina. Il babbo aveva detto che questo sarebbe stato L’unico matrimonio di una figlia della sua vita ( ed era vero purtroppo) e non voleva mancare . Poi ci era solo poche altre persone qualche amico come testimone, le cugine.,io. La sala dei matrimoni era quella bella in palazzo vecchio con le poltrone rosse di velluto il sindaco non ci era ma solo un assessore . Una cosa veloce .

Usciti andiamo alle giubbe rosse ( tutto rosso) in piazza della repubblica e babbo offre un Brindisi a tutti. Insiste molto per almeno brindare insieme papà’.

Babbo aveva un bel cappotto cammello.

Lei, mia sorella, un completo bianco con un giacchino corto e una gonna longuette.

I suoi testimoni una coppia di amici improbabili .

Era il matrimonio di mia sorella più minimale possibile . Babbo aveva insistito per fare almeno le partecipazioni e darle ai suoi amici.

Qualche tempo dopo una festa con gli amici a casa dei miei genitori.

Mia mamma non amava i matrimoni forse perché non aveva partecipato a nessuno delle figlie o delle nipoti, poi non amava neppure i funerali.. ma quello perché era dovuta andare a troppi.

Era freddo al matrimonio di mia sorella come poteva essere freddo a Firenze quando il clima non era ancora cambiato.

Non abbiamo dato molte soddisfazioni a quei due festaioli di babbo e mamma sul piano matrimoni .. ma unioni che durano da più di trent’anni .. seguendo il loro esempio.. le abbiamo avute…

Matrimoni (la cappella)

ottobre 6, 2023

La cappella palatina era chiusa da tempo per restauri. Alla riapertura avevo pensato di andarla a visitare.. tante mattine ero passata a piedi da piazza indipendenza per andare al lavoro e lo sguardo era salito verso il Palazzo dei Normanni. Quando seppi che lei si sposava e aveva scelto la capella come chiesa per il matrimonio rimasi di stucco. La mia amica cara e collega palermitana, scrittrice di progetti e di poesie, aveva trovato il suo compagno, con chi formare una famiglia.

Era il secondo matrimonio siciliano a cui partecipavo. Gli invitati erano più di 300 ..Pare che fermandosi ai cugini la famiglia di lei fosse composta da 101 persone.

E gli amici e i colleghi e si arriva presto a un numero infinito.

Entro nella cappella col mio vestito a fiori lilla e i sandali bianchi e vengo rapita dalla sontuosità dai mosaici dall’oro dalla bellezza che toglie il fiato.

Il prete fa degli strani discorsi ma il quadro d’insieme e’ stupendo, principesco.

Ha fatto la lista in un bel negozio in via libertà ma io ho preferito regalarle qualcosa di fiorentino di argento di Brandimarte.

Il ricevimento e’ in una villa bellissima .. ed e’ un ricevimento senza fine.

Conosco il famoso nonno e i vari zii e zie.

Lei e lui sono felici. Lui parla parla.

Lei con il suo ricciolino sbarazzino vede sempre oltre, a quello di bello o di brutto che arriverà .

Era il 15 aprile 2009

Matrimoni: bimbe

ottobre 5, 2023

Il luglio era caldo la chiesa era di periferia pochi invitati qualche collega ..

Lui era emozionato elegante e lo aveva tanto voluto questo matrimonio una bella cravatta di seta grigia un vestito scuro.

Lei era schiva con un taglio di capelli improbabile e defilata come se il matrimonio non fosse il suo un vestito dorato coi sandali con la zeppa .

Le bimbe erano piccole allegre e vestite di rosa con una coroncina di fiori in testa.

La mamma era vestita di blu.

Dopo la cerimonia un piccolo rinfresco per parenti e amici nel cortile della chiesa.

Noi colleghi. Pochi ma buoni.

Tutto essenziale senza fronzoli orpelli wedding planner.

Minimal.

I parenti di lei zii e zie sembravano di un altro mondo.

Ma quello che conta, il progetto, la famiglia, l’amore e due meravogliose figlie.

Quello non mancava.

Tutto il resto per fortuna non ci era .

Una foto con gli amici e i colleghi e via.

Che ci facevo io, amica di sempre?

Con il mio vestito blu a pallini con Luca alpa e Elena non collega tra i colleghi non amica tra gli amici.

Il suo babbo credeva di avermi venduto la panda ma la mia panda era mia. Non moglie di Luca che era quella che aveva comprato la panda.

I familiari di lui alti e magri, quelli di lei un po’ meno.

Lui con un sorriso a 56 denti, felice, orgoglioso e realizzato.

Era il 3 luglio 2006

Matrimoni: lucciole

ottobre 5, 2023

La sposa era molto bella. Nella navata di una chiesa romanica di Pisa avanzava felice al braccio di suo padre.

Lo sposo, un giovane biondo alto per chi gli aveva venduto il vestito ma basso per gli standard della sua nazione la aspettava all’altare.

Avevo un completo nero a righe e a parte qualche collega torinese non conoscevo molte persone.

Anche lei non mi aveva scelto come testimone, da brava figlia di buona famiglia aveva scelto il cognato avvocato

Nella chiesa due o più mondi si incrociavano.

Il mondo borghese della Pisa bene i colleghi informatici e ingegneri di Torino i norvegesi.

Li riconoscevi dagli abiti e anche, questi ultimi, da quel senso di estraneità che hanno i turisti sopraffatti dalle novità

Dopo la cerimonia il rinfresco era in un agriturismo vicino alla Certosa di calci.

A tavola ero seduta vicino a Reidar il professore norvegese che aveva accolto una giovane Letizia anni prima da studentessa. Un uomo piacevole e con una grande cultura. Mi ricordo il suo sorriso sincero che gli illuminava gli occhi.

Io mi sentivo un po’ fuori posto vecchia tra i giovani ( ma avevo solo 37 anni) giovane fra i vecchi.

Lei, la mia amica di tante risate e viaggi in treno, con la sua casa in via delle Rosine e una Torino per me sconosciuta e inaccessibile aveva deciso di sposarsi con il suo amore norvegese.

Con un matrimonio italiano e borghese.

Dopo poco, l’anno successivo lei si sarebbe fatta norvegese e si trasferisce a Trondheim da quel professore garbato e io finisco a Palermo.

Lontanissime.

Ma l’amicizia no. Non finisce, ma prospera negli anni.

A tavola quella sera a un certo punto i norvegesi si alzano come bambini davanti a una favola e guardano fuori. Il giardino si era riempito di lucciole. Non ci sono lucciole in Norvegia. E’ uno spettacolo bellissimo.

E le lucciole hanno illuminato quel matrimonio

Era il 7 giugno 1997.

Matrimoni: neve

ottobre 4, 2023

Era un gran freddo. La neve continuava a scendere e poi faceva sempre più freddo. La mia amica Cristina si sposava e io mi chiedevo se avremmo più dormito insieme, riso insieme, avuto momenti per noi. Era molto incinta il giorno del matrimonio. Le avevo fatto fare un bouquet di fiori lilla.. non ci erano violette ancora, era inizio gennaio. Con il mio fidanzato le avevamo regalato un lampadario ma il mio vero regalo era il mazzolino di fiori. Non mi aveva chiesto di farle da testimone e non ci ero rimasta male anzi mi ero sentita quasi sollevata. Non avevo le idee chiare. Ero in preda a sentimenti contrastanti, continuavo a essere fidanzata e amavo tantissimo il mio uomo ma allo stesso tempo avevo perso la testa per un’altra persona. La chiesa era piccola, quella davanti alla gelateria Vivoli. Lui non ci era, era a fare il militare. Suo fratello, ex della mia amica, si era seduto in fondo. Voleva il nostro sostegno che nessuno gli dava. Ma perché non l’aveva chiesta lui in moglie? Perché si erano lasciati? lei era sola come sempre. Suo padre e sua madre? Aveva fatto così freddo che il termometro era andato anche a meno ventitré. L’Arno era ghiacciato. Ai piedi avevo un paio di doposcì. Ero felice per lei? Lei entrava in una nuova fase della vita e io mi sentivo così estraniata da tutto e tutti. Avevamo solo ventiquattro anni. Credevamo di essere grandi. Ci sentivamo grandi. Con un futuro scritto. E non sapevamo nulla del nostro futuro. Anzi dei nostri futuri. Era il 10 gennaio 1985.

Sono passati quasi trentanove anni da allora. E non è’ solo una foto alla porta della chiesa con la neve alta e i doposcì e la giacca pelosa di Sherling che ho buttato solo due anni fa quando ho chiuso casa di mamma.

E’ una vita di amicizia di alti e bassi che riaffiora alla mente. Di nuovi mariti di figli nipoti di vacanze di funerali.

Quel giorno avevo paura di perdere la mia amica ma entravamo solo in una fase diversa e ora a 63 lo continuiamo a fare.

Noi due, se ci guardiamo negli occhi ci vediamo ancora ragazze ventenni ex-cognate in pantaloncini affacciate alla terrazza della casa elbana dei nostri ragazzi di allora.. siamo ancora quelle.. ma solo noi lo sappiamo .. per gli altri siamo due signore sovrappeso coi capelli bianchi un po’ cialtrone e vestite strane.

Chianti (1977)

settembre 17, 2023

Quando R.scelse di andare a stare a Bargino da sesto io con la mente confusa tra Torino e Firenze accettai molto volentieri perché? Perché il mio cuore sapeva che quello era il luogo della mia gioventù il luogo di crescita e dove tutto era successo.. molti anni prima ( in realtà solo 16.. ma da giovani gli anni contano molto di più era come fossero 160 ) con gli amici del ggu trascorrevamo parte dell’ estate e ì capodanni in una canonica di campagna vicino San Casciano .. a Montepaldi e poi in un ex asilo sempre lì vicino a Talente per dei soggiorni estive con persone portatrici di handicap o anziani.

Li’ mi sono formata aiutando gli altri guidando scegliendo ridendo cantando cucinando pulendo e.. rilassandomi tra vigneti e olivi e colline..

E quell’imprinting e’ rimasto ..

Quindi questo mio di ora è un doppio ritorno

In un triangolo immaginario che copre in tutto pochi chilometri attorno San Casciano